CAMPAGNA #GLOWINGGONE

I CORALLI RISPLENDONO DI COLORI VIVACI NEL DISPERATO TENTATIVO DI SOPRAVVIVERE. AIUTACI A PROTEGGERE GLI OCEANI: SOSTIENI LA CAMPAGNA #GLOWINGGONE

Avete mai notato che alcuni coralli risplendono di colori vivaci? Vi siete mai soffermati a pensare al perché abbiano questi colori? Potreste pensare sia bellissimo, ma in realtà è uno dei più inquietanti e tristi segnali di avvertimento che la natura ci sta lanciando nel disperato tentativo di sopravvivere.
Questo è l’ultimo ammonimento visivo che l’oceano ci sta dando. Come risultato del crescente aumento delle ondate di calore oceanico dovute al cambiamento climatico, i coralli producono sostanze chimiche dai colori vivaci che agiscono da protettore solare nel disperato tentativo di salvarsi.
Questo fenomeno è passato finora in gran parte inosservato, ma è un chiaro indicatore del cambiamento climatico e sottolinea il raggiungimento di un punto davvero critico per il nostro pianeta.
L’OIPA Italia insieme ad OIPA International ha deciso di aderire alla campagna #GlowingGone lanciata dal Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e l’agenzia Ocean per sostenere e supportare un’azione globale mirata ad una maggiore protezione degli oceani.
Le barriere coralline devono essere salvate e protette non soltanto dalle minacce locali come la pesca eccessiva e l’inquinamento, ma anche dalla minaccia globale del cambiamento climatico che influisce in gran parte sugli oceani, fonte di sostentamento per la vita sulla terra. La parte superiore degli oceani sta infatti assorbendo più del 90% del calore dovuto a tale cambiamento, ponendo la barriera corallina in prima linea nella gestione del problema.
Anche un minimo cambiamento di temperatura (appena di 1 grado centigrado), porta allo spegnimento dei sistemi vitali della barriera e questo è ciò che indica la luminosità dei coralli. Dovremmo essere tutti molto allarmati da questo fenomeno, poiché è un chiaro indicatore visivo del sistema planetario che sta iniziando a collassare.
Negli ultimo 30 anni, il 50% dei coralli del mondo è morto e la situazione è in peggioramento, motivo per cui per poterli salvare è necessaria un’azione rapida e globale.
Fino ad ora vi è stata una mancanza di consapevolezza e supporto, oltretutto la conservazione della barriera corallina non ha mai avuto nessuna priorità, ma questa è la prima volta in assoluto che potremmo perdere un intero ecosistema su scala globale.
Alcuni coralli sono meno vulnerabili ai cambiamenti climatici grazie al loro posizionamento. Attraverso un’azione mirata non solo potremmo aiutarli a sopravvivere ma anche utilizzarli per ripopolare altre barriere coralline.
Il futuro dei nostri oceani sarà determinato da una serie di imminenti incontri politici chiave a livello internazionale tra il 2020 e 2021. Ora, più che mai, dobbiamo mostrare il nostro sostegno.
Unendovi anche voi alla #OceanLeague, un movimento globale in difesa di una maggiore protezione degli oceani potremmo far sentire la nostra voce.

Supporta la campagna, visita il sito glowing.org e firma anche tu! https://www.glowing.org/

Diffondi la voce con l’hashtag #GlowingGone e #OceanLeague!

photo, articolo e info OIPA

L’Amazzonia Sull’Orlo del Punto di non Ritorno

In 10 anni abbiamo perso una superficie di foresta amazzonica pari all’Italia e a luglio 2020, solo nell’Amazzonia brasiliana, gli incendi sono aumentati del 28% rispetto allo stesso periodo del 2019
Con l’attenzione dell’opinione pubblica concentrata sulla gravissima pandemia provocata dal Covid 19 rischia di passare in secondo piano un’altra grave emergenza, quella dei grandi incendi forestali, oggi sempre più frequenti e che sembrano destinare il 2020 ad una nuova stagione di fiamme e roghi, ancora più lunga e terribile rispetto a quella vissuta lo scorso anno.
A dimostrarlo è il nuovo report “Fuochi, foreste e futuro: Una crisi fuori controllo?” realizzato dal WWF, insieme al Boston Consulting Group (BCG), dove si scopre che già ad aprile, il numero di incendi segnalati in tutto il mondo- dall’Amazzonia all’Australia passando per la Russia – era aumentato del 13% rispetto allo scorso anno. I fattori principali sono il clima sempre più caldo e secco, dovuto al cambiamento climatico, e la deforestazione, quest’ultima causata principalmente dalla conversione dei terreni per l’agricoltura. L’espansione dell’agricoltura, la conversione delle foreste in piantagioni di alberi e in pascoli, la deforestazione illegale, infatti, continuano a guidare la conversione e il degrado degli ecosistemi naturali, aumentando così il rischio di incendi, che per il 75% sono responsabilità dell’uomo.
L’AMAZZONIA SULL’ORLO DEL PUNTO DI NON RITORNO
Ma per l’Amazzonia in particolare questo non sarà solo un altro anno di incendi. Negli ultimi 10 anni, sono stati persi circa 300.000 chilometri quadrati di foresta amazzonica, pari all’intera superficie dell’Italia. Nello steso arco di tempo sono stati tagliati, andati in fumo o degradati oltre 170.000 km quadrati di foresta primaria, quella più preziosa e ricca di biodiversità, la maggior parte della quale in Brasile. Il 2019 è stato l’anno horribilis degli incendi nel mondo, con 12 milioni di ettari (120.000 chilometri quadrati) di foresta amazzonica andati in fumo. Il tasso di deforestazione, però, è ancora in costante aumento nell’Amazzonia brasiliana, dove da agosto 2019 a luglio 2020 è stato registrato un numero di alert superiore del 33% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Gli ultimi dati, poi, mostrano che nel 2020, gli incendi nell’Amazzonia brasiliana superano di oltre il 52% la media decennale, e di quasi un quarto (del 24%) quelli degli ultimi tre anni. Nel mese di luglio, l’Istituto brasiliano di ricerca spaziale (INPE), ha registrato nella sola Amazzonia brasiliana, un aumento del 28% del numero di incendi rispetto allo stesso periodo del 2019 (6.803 incendi registrati rispetto ai 5.318 roghi di luglio 2019), principalmente causati dall’impennata dei livelli di deforestazione illegale.

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fonte, articolo e photo WWF

Prada non usera’ piu’ pelli di canguro

Dopo Diadora e Versace, anche il GRUPPO PRADA (PRADA, MIU MIU, CHURCH’S, CAR SHOE) ha risposto al nostro appello per dire stop all’uso delle pelli di canguro.
In una nota l’azienda ha infatti dichiarato che il Gruppo Prada non ha più in programma l’acquisto di nuove pelli di canguro e conferma il non utilizzo di questo materiale nelle collezioni da oltre un anno.
Siamo davvero contenti che sempre più aziende si mettano una mano sulla coscienza e si mostrino sensibili alla tutela dei canguri.

fonte e photo LAV